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FRANCESCA, 27 anni di Cuneo

Perché hai scelto di partire con il Servizio Civile?

Ho sempre avuto la passione per l’Africa, una specie di chiamata e ho deciso di seguirla. Volevo investire un anno della mia vita in modo diverso e capire cosa fare da grande e soprattutto se questa “chiamata” era un segno o meno.

Che attività svolgevi?

Principalmente lavoro nelle scuole di Kaffrine e con i bambini talibè, proponevamo attività artistiche e di arte plastica con materiali di riciclo. Con i bambini talibè, invece, ogni giovedì offrivamo loro un pasto e mangiavamo tutti insieme con momenti di gioco e di canto.

Cosa ti aspettavi e non di trovare?

Non mi aspettavo tutta l’ospitalità (la teranga. È proprio bello sentirsi accolti e accettati sempre con il sorriso, ogni giorno quando usciamo di casa ci sono i bimbi e gli adulti che ci salutano e se abbiamo qualsiasi tipo di problema ci aiutano.

Mi aspettavo di trovare un sacco di bambini e riuscire a giocare con loro ed è ciò che è successo

Che cosa consiglieresti di portare?

Tantissima voglia di fare e di conoscere l’altro. Il rispetto per la cultura del Paese. Infine, porterei tanta positività, loro sono sempre felici pur avendo poco, noi qui in Italia spesso abbiamo un sacco di cose materiali ma siamo tristi.

Porterei strumenti didattici, ad esempio dei libri o dei giochi, che sono sempre molto utili.

Potrerei anche del cibo perché, nonostante a Kaffrine si possa trovare tutto (pensate che è arrivata anche la Barilla!) ci sono alcuni momenti un po’ giù in cui se si ha qualcosina che viene da casa non fa male.

Nel tempo libero cosa facevi?

Nel tempo libero, che comunque era poco, a Kaffrine andavo in palestra durante la settimana. Invece, sabato e domenica solitamente ci inventavamo delle attività come ad esempio: pitturare la scuola o giornate di sensibilizzazione sui rifiuti. Non ci annoiavamo mai!

C’è stato un momento particolare di questo Servizio Civile?

C’è stata una scena che mi rimarrà per sempre nel cuore. Una mattina stavo uscendo di casa e davanti casa c’era un bambino talibè (bambini che rimangono tutto l’anno in scuole coraniche e non vedono anche per anni la propria famiglia, vestititi di stracci, senza scarpe e girano con un secchiello per raccogliere il mangiare o delle offerte). Io stavo aspettando che la nostra OLP uscisse con la macchina, mentre lui era seduto lì sul muretto vicino casa. Mi è venuto in mente che c’erano delle banane in frigo e sono andata a prenderne una per donargliela. Lui l’ha presa e l’ha sbucciata, con molta calma, e me ne ha offerta la metà. Il gesto è stato fortissimo. Impressionante come tutti abbiano poco, veramente poco, ma nonostante ciò anche i bambini hanno un fortissimo senso della condivisione.

Quali consigli daresti ai ragazzi che stanno per partire?

Vivetevi questo anno come il più bello! Spero, inoltre, portino avanti il nostro lavoro nei migliori dei modi con il massimo impegno.