Comi

Workshop contro l’odio in rete

Diciamoci la verità: fare formazione nelle scuole non è facile. Proporre un workshop contro l’hate speech ed il cyberbullismo nelle scuole, ad oggi, non è facile. È un’avventura avvincente, rischiosa, imprevedibile a tratti divertente. Soprattutto è necessario. Sono una psicologa e sono consapevole che purtroppo i dati su bullismo e cyberbullismo, violenza fuori e dentro le classi, online e offline, sono allarmanti e che tutto il sistema scolastico è sottoposto ad una pressione sociale importante.

Per questi ed altri motivi, l’iniziativa dell’ONG COMI – Cooperazione per il mondo in via di sviluppo di aderire al progetto Digital Transformation per lo sviluppo sostenibile finanziato dal’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo mi è sembrata da subito una bella opportunità di formazione. Non solo, era l’occasione per entrare in contatto diretto con il vissuto degli adolescenti legato all’uso degli strumenti digitali cercando, al tempo stesso, di favorire modalità più consapevoli e salutari. Riassumere gli incontri avvenuti in questi mesi nelle scuole superiori di Roma è un’impresa impossibile, ma proporre una fotografia dell’esperienza era dovuto. Il nostro obiettivo è stato quello di “riflettere con’’ i ragazzi e i docenti coinvolti tramite la discussione aperta, il role playing, l’uso di video e pagine Web sulle potenzialità ed i rischi di una quotidianità spesa agganciati ai canali informativi online e all’uso massiccio di social network come Instagram, che potenziano pregiudizi e stereotipi ed alimentano, a volte, fenomeni subdoli come l’odio online.

 

Fino a qui tutto bene, ma come percepiscono e digeriscono i minorenni di oggi uno spazio di confronto dedicato a questi temi? E se a gestire questi incontri viene una psicologa mai vista? E non consideriamo tutto l’immaginario fantastico attivato dentro di loro dalla psicologia, nonostante i taboo sulla mia professione si stiano fortunatamente sgretolando piano piano: per parlarne ci vorrebbe un altro articolo.

Torniamo al primo incontro del workshop contro l’hate speech. È stato molto interessante testare la loro reattività contro le fake news (per un bel quiz provare http://factcheckers.it/) e riflettere sulla necessità di confrontare più fonti per uscire dalla ‘bolla filtro’ che le nostre stesse ricerche online creano intorno al nostro sapere. D’altronde la Rete, con la r grande, sembra ricalcare il modus operandi del nostro funzionamento cognitivo. Strumenti cognitivi come la categorizzazione ci permettono, infatti, di semplificare la percezione della realtà classificando ogni aspetto dentro a delle categorie già esistenti: non disperdere energie andando troppo oltre quello che siamo disposti a comprendere è umano. Ogni sistema difende le proprie caratteristiche e tra queste rientrano credenze, stereotipi e pregiudizi. La differenza la fa esserne consapevole o meno.

 

Il banco di prova fondamentale è stato creare le condizioni per far emergere i sentimenti partendo dalla definizione del peggiore, ossia l’odio. Alcuni mi dicono sia sinonimo di offesa, disprezzo, malaugurio, conseguenza della distanza… Non posso generalizzare, ma quando ho provato a suggerire un collegamento tra l’atteggiamento sui social e il fenomeno dell’hate speech le reazioni sono state molto curiose.  Molti adolescenti, infatti, non si sentono direttamente coinvolti nei discorsi d’odio o non hanno consapevolezza di fomentare o essere vittime di questo fenomeno. Tuttavia, quando riporto le storie di personaggi famosi o non (per esempio youtuber) vittime di discorsi d’odio tutti sembrano sapere di cosa parlo. Questo breve articolo vuole dare spazio soprattutto alle loro parole e ai loro contributi.

Nella pratica durante gli incontri è emerso come la loro presenza in rete risponda, più o meno consciamente, a un bisogno di riconoscimento sociale e come chiaramente molti abbiamo già riflettuto, da soli o nel contesto familiare, su cosa voglia dire esporsi quotidianamente sui social (‘’cerchiamo sempre la wifi, siamo consapevoli dei rischi, ma l’uso non significa essere dipendenti’’ e ancora ‘’internet fa compagnia’’, ‘’a casa mi mettono dei limiti’’). In alcune classi la riflessione in piccoli gruppi ha stimolato delle condivisioni molto toccanti. In alcuni casi i ragazzi mi raccontano come un account molto attivo online possa corrispondere a una passività nella vita reale (‘’illusione di una vita interessante, no?’’) e che questo automatismo riempia i vuoti emotivi o serva a mostrare più parti di sé (‘’tutti i narcisi stanno su Instagram, ma non il contrario’’).

 

E cosa succede quando invece che i ‘like’ arrivano i commenti negativi o le offese? Molti mi dicono di non dare troppo peso alle parole di persone che non conoscono, ma alcuni sembrano dubbiosi e un ragazzo usa la metafora di Internet come la neve dove ogni traccia di passaggio è sotto gli occhi di tutti, nel bene e nel male. Insieme discutiamo di come lo schierarsi contro qualcuno o un particolare gruppo (sportivo, religioso, etnico o politico per fare degli esempi) possa essere un effetto del bisogno di definire un ‘outgroup’ per rendere più forte ‘l’ingroup’. Le teorie della psicologia sociale, come quella dell’identità sociale, in effetti ci dicono che il grado in cui gli individui interiorizzano un’appartenenza di gruppo come aspetto significativo del concetto di sé influenza il confronto tra il proprio gruppo e un gruppo ‘altro’ sbilanciato verso la difesa del proprio e di un’identità sociale favorevole. Il discorso è molto ampio e non vanno dimenticati gli innumerevoli aspetti positivi dello sharing. Parliamo anche di emozioni ed intenti positivi in questi mesi e qualche parentesi la dedichiamo all’importanza del rispetto, della condivisione e della meravigliosa finestra sul mondo che gli strumenti tecnologici regalano ogni giorno…

 

Per concludere, propongo agli studenti di creare dei brevi slogan, ashtag o postcard su uno o più temi trattati durante gli incontri. Fornisco loro qualche dritta e l’uso di programmi facili da usare, ma li lascio liberi di decidere le parole, il taglio e le immagini (non coperte da copyright) da usare per il loro fine. Durante l’ultimo incontro li osservo lavorare per tre ore durante le quali dovrebbero pattuire un tema, un metodo di lavoro e creare un prodotto comune da mostrare all’intera classe e proprio durante questo tempo emergono, in modo naturale, tutti quegli atteggiamenti propositivi, proattivi o oppositivi di cui avevamo discusso a parole.

Le immagini che sono capaci di creare sono ora molto dirette ed esplicative (‘’stop ai leoni da tastiera’’, ‘’il problema non è la tecnologia ma l’uso che se ne fa’’) ora invitanti, ironiche o allusive (‘’non mangiate odio, mangiate sushi’’, ‘’tutti boni come er pane’’). Altre postcard fanno riferimento in inglese alla linea sottile tra la libertà di parola o la parola d’odio e alla necessità di scegliere consapevolmente cosa condividere dato che rimarrà online anche in caso di pentimento (ricordando che ‘’l’odio è fuori moda’’). Due in particolare mi sembrano di particolare valore comunicativo perché trasmettono un messaggio (‘’Come rompere l’algoritmo dell’odio? Prova col rispetto’’ e una riflessione sull’evoluzione delle armi, prima materiali ora virtuali) in modo efficace e veloce e potrebbero essere utilizzate come veri strumenti di marketing sociale e civile.

Mi viene da sorridere. Sorrido perché nonostante le difficoltà e gli scenari pessimistici di una ‘digitalizzazione del quotidiano’ vedo emergere la curiosità, il divertimento, la speranza, il senso etico, l’amicizia, la sensibilità e per quello che ne so questi sono ancora valori reali.

Lascio la parola alle immagini.

Ringrazio le scuole superiori che hanno aderito al progetto e tutti coloro che l’hanno reso possibile.

 

 

© Giulia Ulivi

 

 

Vaccinate for Africa 2019

IL COMI è partner di VSF nel territorio di Kaffrine con un progetto di sostegno alle attività degli allevatori locali.

Quest’anno VSF Italia aderisce alla campagna di raccolta fondi Vaccinate for Africa (V4A), che ci vede coinvolti insieme agli altri membri della rete di VSF International, al fine di sostenere e dare continuità alle nostre iniziative di campo. Nello specifico l’80 % dei fondi raccolti verrà destinato alla creazione di una latteria a Ndiao Bambaly (regione di Kaffrine, Senegal) che andrebbe a servire una comunità di circa 900 persone (tra cui 200 bambini) e che coinvolgerebbe almeno 39 allevatori più il personale della latteria stessa.

Il progetto, è stato parzialmente finanziato dalla Chiesa Valdese, ma il budget concesso non è sufficiente a coprire tutte le azioni necessarie… ed è per questo che ci serve far conoscere quest’iniziativa e più persone possibili.

Ma di cosa si tratta?

Vaccinate for Africa prevede un contributo attivo del singolo veterinario, di un ambulatorio o di un gruppo di colleghi di una clinica, che decida di devolvere parte dei ricavati delle vaccinazioni e delle visite raccolti in una settimana (03-09 Giugno pv), a sostegno dei progetti e delle attività della nostra associazione. Per quest’anno sarà appunto la latteria in Senegal.

Come funziona?

Al libero professionista che vorrà aderire verrà fornito del materiale illustrativo da mostrare ai propri clienti e verrà creata una mappa interattiva sul nostro sito affinché i clienti possano facilmente identificare i veterinari nella propria zona che aderiscono all’iniziativa. Il contributo da destinare a VSF è libero e scelto dal veterinario aderente stesso. Chi aderisce quest’anno non ha nessun obbligo di aderire in futuro mentre potrà continuare a ricevere gli aggiornamenti sul progetto sostenuto, che verranno periodicamente pubblicati sul sito ed inviati tramite newsletter.

Quando?

La campagna si svolgerà dal 03 al 09 Giugno 2019.

Come ci puoi aiutare?

Se sei libero professionista, titolare di un ambulatorio o di una clinica puoi aderire alla campagna!

Inoltre, puoi aiutare a farci conoscere la campagna diventando un ambasciatore V4A 2019!

L’ambasciatore di Vaccinate for Africa riveste un ruolo cruciale nella diffusione dell’iniziativa: è colui che, anche grazie al semplice passaparola tra colleghi, ad un semplice click di condivisione su una pagina o ad un poster ben visibile in ambulatorio, raggiunge quante più persone possibili, che potrebbero essere interessate a sostenere i nostri progetti.

Perché sostenerci?

VSF Italia si occupa di cooperazione allo sviluppo, con particolare attenzione alle comunità rurali nei paesi del Sud del Mondo, da quasi 30 anni. Nell’ultimo triennio è stata coinvolta in progetti di sicurezza alimentare e sanità animale in oltre 10 Paesi (tra cui Algeria, Mauritania, Repubblica Centrafricana, Niger, Senegal, Uganda, Ruanda, Perù, Mozambico), per un totale di oltre 20000 beneficiari diretti e oltre 40000 animali trattati.

ASSEMBLEA DEI SOCI 2019

Ogni anno la Ong Comi ha un appuntamento importante, l’assemblea dei soci che, oltre ad un aggiornamento sulle attività e progetti, è anche un momento di famiglia, un rivedersi e incontrarsi per parlare di una passione comune, quella per l’impegno nel volontariato internazionale.

L’assemblea di quest’anno, tenutasi il 6 aprile nella sede dell’organismo, prevedeva anche l’elezione del nuovo direttivo, Presidente e consiglieri.

La partecipazione di volontari “storici”, quelli che hanno tracciato le piste dei primi interventi in Africa e in America Latina, e la presenza di alcuni giovani, reduci da esperienze significative in Senegal e in Etiopia, ha dato un colore speciale a questa giornata. Si è visto il filo d’oro che lega passato e presente, il valore del dono di tanti fratelli e sorelle che non si è limitato all’esperienza di un periodo ma è diventato stile di vita e di impegno, sempre a favore dell’uomo e della sua dignità. E nello stesso tempo ci ha proiettati verso il futuro, con l’immissione di nuovi slanci e nuovi entusiasmi.

Qualcuno potrebbe dire che questa è poesia: è vero, e ci vuole, ci serve, perché la bellezza del volontariato è proprio qui, nella capacità di coniugare la competenza professionale e tecnica con la meraviglia che nasce di fronte ad ogni miracolo che è l’essere umano, colto nella sua bellezza, al di là dell’apparenza, perché creato a immagine di Dio. E questo rende meno arido l’inevitabile e necessario impatto con la realtà economica, con ciò che potremmo definire un carburante che serve a far andare il motore: in una assemblea occorre anche fare i conti con il bilancio… cosa che è stata fatta.

Durante l’assemblea abbiamo potuto fare un rapido excursus sulle attività svolte nell’anno, sugli eventi che hanno permesso di incontrare le diaspore di vari paesi, sulla scuola di conversazione di italiano, che sta acquistando sempre più capacità di servizio, sull’educazione alla cittadinanza globale che ci vede impegnati nelle scuole, sui progetti del servizio civile in Uruguay e in Senegal, sulla collaborazione con altri organismi sempre per progetti di sviluppo. Forse è in occasioni come questa che ci si rende conto di ciò che si è realizzato e di come questo sia stato possibile grazie alla collaborazione e all’impegno di tutti.

Il 6 aprile abbiamo ringraziato la presidente uscente, Anna Cerro, che  ha svolto il suo servizio per 4 mandati, dal 2007 al 2019, con competenza e amore. Nel suo messaggio di saluto e di risposta ai ringraziamenti, per la dedizione con cui in questi anni si è posta a servizio dell’organismo, Anna ha sottolineato la realtà dell’agire come corpo, nella condivisione della passione per l’uomo e per lo sviluppo di tutti i popoli.

Essere presidente di un organismo di volontariato internazionale oggi non è semplice: la burocrazia, le lentezze amministrative, la complessità delle situazioni in cui si innestano i progetti, tutto richiede una buona preparazione nel settore, ma anche e soprattutto, almeno nel caso del Comi, il credere che ogni uomo ha il diritto a vivere con dignità, impegnandosi concretamente per renderlo possibile, con un impegno sia all’estero sia nel proprio ambiente di vita.

Nell’assemblea è stato eletto come Presidente, per il triennio 2019/2022, Giovanni Baglivo, originario di Tricase (si è formato alla scuola di don Tonino Bello), sposato con Anna (con cui condivide lo stesso ideale missionario, la spiritualità di Sant’Eugenio e, da Ausiliario,  il carisma dell’Istituto delle Comi ), e con tre figli, Marta, Mariana e Luca.

Giovanni, con Anna  e la piccola Marta (tre anni all’epoca) ha vissuto un’esperienza missionaria e di volontariato di un anno, nel 1994,  in Uruguay, a Playa Pascual e al Cerro di Montevideo, con un progetto dell’organismo, in strettissima collaborazione con le Comi e gli Omi della delegazione, impegnato nelle attività pastorali (gruppi di famiglie e catechesi) e di promozione sociale.

Già presidente del Comi dal 1998 al 2007, è chiamato di nuovo alla governance del Comi, contando, come dice appunto il termine, governo partecipato, sulla presenza di collaboratori altamente qualificati e sull’apporto dei consiglieri

Il nuovo consiglio infatti è così composto:


Giovanni Baglivo – Presidente e responsabile ad interim del settore progetti estero
Claudio Rosati – Vice Presidente e responsabile settore amministrazione
Paolo Naggar – Responsabile settore progetti Italia
Daniela Pompei – Responsabile settore Comunicazione e Fund Raising
Antonietta Mongiò – Responsabile settore Coordinamento

Pasqua 2019: colora la tua vita!

A Pasqua fai il giro del mondo con le uova del COMI!

    • Vuoi concorrere anche tu al processo di integrazione di tanti amici stranieri?
    • Vuoi sostenerli nel loro cammino verso un dignitoso inserimento nella nostra società?
    • Vuoi dare una opportunità di lavoro alle aziende nostrane?

Bene, allora ti proponiamo anche quest’anno il nostro fantastico uovo di cioccolato al latte o fondente.

Ma perché con questo uovo di Pasqua si fa il giro del mondo? Perché …

    • nasce in un piccolo villaggio della provincia di Oulaidon (Costa d’Avorio) grazie a un progetto di filiera equosolidale della rete Choco Fair Côte d’Ivoire, che tutela le piantagioni promiscue e favorisce la lavorazione a pietra del cacao per il miglioramento delle coltivazioni.
    • lo promuove l’associazione ADGENTES di Pavia
    • la ditta famigliare Dolcem di Modena trasforma il cacao in cioccolato

E le sorprese?

Semplici e adatte a grandi e bambini, arrivano dallo Sri Lanka ad opera di Gospel House Handicrafts un progetto che crea occupazione per le persone in difficoltà nel distretto di Colombo formandole in un mestiere antico come quello della lavorazione del legno.

E la confezione?

I coloratissimi e allegri tessuti del Sénégal da riutilizzare per tovagliette americane, runner e quello che la vostra fantasia suggerisce.

Insomma questo uovo è veramente prezioso e cosmopolita!

Racchiude gusto, qualità, passione, rispetto, impegno e attende solo … di finire nelle tue mani generose.

L’offerta suggerita di € 15.00, al netto dei costi, aiuterà il Comi a sostenere i costi della scuola di conversazione in lingua italiana per stranieri

Quindi, ora che conoscete anche come saranno utilizzate le vostre offerte, ordinateci tante uova e fatelo per tempo!

Telefonate
06-70451061

o scrivete a
comi@comiorg.it

 

servizio civile in Uruguai


Uruguai

Nome progetto: Caschi Bianchi in Uruguai 2018

Luogo: Montevideo

Volontari richiesti: 4 (Sede Montevideo)

DESCRIZIONE DEL PROGETTO PER SEDE

Il progetto di COMI ha luogo nella periferia della capitale Montevideo, nella zona del Cerro e nei quartieri adiacenti quali: Pajas Blancas, Casabó, Santa catalina, La Boyada, Cerro Norte, Las Torres, Barrio Maracaná, Paso de la Arena, Punta de Sayago, la Teja, Belvedere. Le caratteristiche comuni a questi quartieri è l’alto tasso di povertà, soprattutto minorile, e il basso livello educativo delle figure parenterali, uniti alla precarietà lavorativa delle famiglie, la situazione precaria delle abitazioni (molte senza elettricità né acqua corrente), la mancanza di un sistema fognario e la difficoltà dell’accesso ai servizi sociali. Inoltre, la preparazione scolare dei minori negli ultimi anni sta subendo un forte deterioramento le cui cause sono soprattutto all’instabilità emotiva del nucleo famigliare (sono in costante aumento le famiglie mono genitoriali dove spesso il genitore è minorenne o comunque molto giovane) che comporta l’esistenza di disturbi emozionali e difficoltà a livello di motricità e nelle capacità di lettura e scrittura

OBIETTIVI DEL PROGETTO 

-Contrastare l’abbandono scolastico, il poco interesse per l’educazione e la formazione attraverso il rafforzamento dell’offerta di attività pedagogiche, formative e ricreative per circa 200 minori frequentanti la scuola San José e 70 allievi del centro educativo Talitakum.

-Dare ai giovani del Cerro un’alternativa alla vita di strada e alla criminalità fornendo dei percorsi professionalizzanti volti al reinserimento scolastico o alla ricerca do in lavoro per 70 giovani del centro educativo Talitakum

-Sostenere e aiutare i genitori lavoratori e/o studenti offrendo servizi ludico ricreativo pomeridiano per circa 85 bambini della scuola elementare San José. – Promuovere l’educazione alla genitorialità e offrire appoggio alle famiglienella cura, stimolo e incoraggiamento dei propri figli, mirando a uno sviluppo integrale che tenga conto degli aspetti pedagogici, medici, alimentari e ludici per 270 famiglie

 

Destinatari diretti: 

-200 alunni della scuola elementare San José;

-85 alunni della scuola elementare San Joséche beneficiano del dopo scuola grazie al sostegno INAU

-70 alunni del centro educativo Talitakum

-Famiglie di 270 alunni che beneficiano del sostegno psicologico per rafforzare l’educazione parentale

 

Beneficiari:  Circa 35.000 abitanti del quartiere Cerro

Servizio civile in Senegal

SENEGAL
NOME PROGETTO: Caschi Bianch 2018: Interventi Umanitari in Aree di Crisi

LUOGO: regione di Kaffrine (città di Kaffrine e valle del Bao Bolon), Senegal

ANNO DI AVVIO DEL PROGETTO: 2018

Volontari richiesti: 4 (Sede KAFFRINE)

DESCRIZIONE DEL PROGETTO PER SEDE
KAFFRINE (COMI 134144)
Il progetto opera nella regione di Kaffrine, coprendo sia l’area della periferia urbana che l’area rurale della brousse, nella valle del Bao Bolong.
Nel territorio di Kaffrine COMI interviene nel settore Educazione e Tutela dell’Infanzia
Nel territorio di intervento le donne presentano mediamente uno scarso livello d’istruzione e di conoscenza dei propri diritti e sono spesso vittime di matrimoni precoci e di separazioni che le rendono un anello debole della società.
La causa, oltre che la scarsa sensibilizzazione delle famiglie circa l’importanza dell’alfabetizzazione e della frequentazione di istituzioni comunitarie quali la scuola, è anche la distanza di molti dei villaggi dalle scuole. Nelle aree rurali si riscontrano inoltre altre problematiche legate all’infanzia e all’adolescenza quali:
– Alta violenza domestica, anche da parte delle madri: il 70% dei bambini che subisce violenza la subisce dalle proprie madri (The African child policy forum, 2011).
– Pratiche culturali che danneggiano la salute di donne e bambine: diffusione di matrimoni precoci (il 32,0% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 9% prima dei 15 anni – Unicef 2016); mutilazioni genitali (il 25,0% delle donne ha subito mutilazioni genitali Unicef, 2014); Molte ragazze sono respinte a scuola e non concludono il ciclo scolastico di base, (l’alfabetizzazione di base femminile è solo il 40% rispetto a 66% di quella maschile secondo il report Unicef 2015).
Tra i maggiori problemi messi in evidenza dalla precedente esperienza del COMI si evidenziano:
– Alto tasso di alfabetizzazione: nell’area urbana della periferia di Kaffrine la frequenza scolastica è scarsamente diffusa, infatti il tasso totale di alfabetizzazione è appena del 38,1%, 49% degli uomini e 28,3% delle donne.
– mancata registrazione alla anagrafe: nella regione di Kaffrine, il 27% dei minori non è registrato all’anagrafe (Unicef, Global database Birth registration, 2016) e nei villaggi della Valle del Bao Bolong i bambini di circa ¼ delle 1400 famiglie non sono registrati all’anagrafe;
– mendicità forzata per i bambini talibés: oltre di un migliaio (stima) di studenti delle scuole coraniche a Kaffrine sono costretti all’accattonaggio;
– difficile accesso al sistema educativo – il tasso di alfabetizzazione è appena del 38,1%;
– carenza di infrastrutture sanitarie adeguate.
I bambini più bisognosi sono anche quelli che subiscono le maggiori violazioni dei diritti e sono molto spesso i più difficili da raggiungere.

OBIETTIVI DEL PROGETTO
– Contrastare l’abbandono scolastico e il disagio psicosociale dell’infanzia e dell’adolescenza nella periferia urbana della città di Kaffrine attraverso il rafforzamento dell’offerta di attività ludico ricreative e artistiche per il recupero scolastico che coinvolgono circa 360 minori frequentanti le scuole pubbliche e 45 minori frequentanti l’internato della Parrocchia Notre Dame de Lourdes.
– Favorire il reperimento di materiale scolastico per 400 bambini delle 2 scuole di brousse di Ndiao Bambaly e Ndioth Nguel attraverso il supporto alla gestione di 2 boutique scolastiche.
– Contrastare la mendicità e migliorare le condizioni di vita e d’apprendimento di circa 100 bambini talibés delle scuole coraniche attraverso la distribuzione di un pasto settimanale e di educazione non formale per la promozione di buone pratiche igieniche, il coinvolgimento di 50 talibés in attività sportive .
– Coinvolgere 40 maestri coranici nell’abbandono della mendicità come pratica educativa per i talibé attraverso degli incontri di discussione e sensibilizzazione.
– Promuovere l’iscrizione dei neonati all’anagrafe e incentivare l’iscrizione dei minori non ancora registrati attraverso la sensibilizzazione di 200 famiglie

UN PASTO PER CENTO BAMBINI TALIBÉS

Partecipa anche tu alla grande festa del running il 7 aprile con partenza dai Fori Imperiali e arrivo al Circo Massimo.
Il 7 aprile 2019, in concomitanza con la 25^ Maratona Internazionale di Roma, si svolgerà come da tradizione anche una Stracittadina non competitiva aperta a tutti che coinvolgerà tutti i cittadini.
Sarà un evento nell’evento che consentirà a tutti di vivere una giornata indimenticabile nelle meraviglie della Città Eterna.
Il percorso sarà tutto nel centro storico di Roma e sarà lungo 5 chilometri.

Il costo di iscrizione è di Euro 10 di cui 5 saranno destinati dal COMI al progetto che prevede la preparazione di un pasto settimanale per almeno 100  bambini “talibés” di Kaffrine.

In Senegal le scuole coraniche sono diffusissime. Si tratta di scuole gestite da un maestro coranico che ha il compito di assicurare l’istruzione religiosa agli adolescenti e ai bambini ai lui affidati dalle famiglie. Questi bambini vengono chiamati “talibés”. A causa della mancanza di finanziamenti statali, le scuole raramente riescono a sostenere i bisogni primari di tutti i bambini che accolgono e, per far fronte alle spese, molti maestri chiedono ai bambini di mendicare, fiduciosi del fatto che praticare la carità è dovere di ogni buon musulmano. Nonostante questa carità praticata dalle famiglie locali, pur essendo povere, non è facile coprire le necessità di questi bambini che, loro malgrado, affrontano già in tenerissima età fenomeni come lo sfruttamento, maltrattamenti, la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e un’adeguata assistenza sociosanitaria. Per dare una risposta alla tutela di questi minori, il Comi nella città di Kaffrine ha avviato un servizio mensa settimanale: ogni giovedì viene offerto un pranzo a più di cento talibés; si crea così un’occasione per farli socializzare tra loro, conoscerli, ascoltare i loro bisogni, realizzare dei piccoli percorsi di igiene personale, offrire loro qualche ora spensierata di sport e di gioco. Il COMI inoltre, in linea con le istituzioni locali che si occupano della tutela dell’infanzia, organizza anche delle giornate di sensibilizzazione con i maestri coranici sul pericolo della mendicità e la cura dei bambini talibés.

Con i fondi raccolti dalla maratona contribuirai a dare a questi bambini la possibilità di avere un pranzo assicurato una volta a settimana, un sostegno socio-sanitario e l’ascolto da parte dei nostri volontari.

Per info e iscrizioni:

Scrivere una mail
segreteria@comiorg.it

oppure telefonare
06-70451061

Arte e solidarietà

Durante la nostra visita guidata solidale di Marzo presso la GNAM abbiamo conosciuto la dott.ssa Gisa Ottaviani, la quale entusiasta dell’evento ci aveva detto “sicuramente se  ne organizzate delle altre parteciperò molto volentieri!”. Detto fatto…
Non solo ha partecipato alla visita solidale organizzata per domenica 29 Aprile, ma  è stata proprio lei la promotrice dell’iniziativa: una imperdibile visita guidata ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina.
Grazie alla sua disponibilità e alla sua professionalità ha regalato ai partecipanti una bella passeggiata all’interno dello Stato Vaticano per raggiungere l’ingresso interno dei Musei.
A fine evento le sue parole sono state “ sono molto felice di essere stata utile alla causa!”

Quale giusta causa?

Ce lo dice la nostra amica Giusy Fiorillo che, in quanto responsabile per FOCSIV del progetto “Professionisti senza frontiere” di cui il COMI è uno dei partner, ha preso parte alla missione istituzionale in Senegal prevista dal progetto stesso.

“Domenica 29 aprile ho partecipato alla visita guidata solidale ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina organizzata dagli amici del COMI.
Non è la prima visita organizzata dal COMI a cui partecipo e più che soffermarmi sulla indubbia valenza culturale della mattinata mi piacerebbe esprimere in poche righe l’immenso piacere di prendere parte a una iniziativa solidale che prevede che il ricavato sia utilizzato per garantire ogni giovedì un pasto caldo per oltre 120 bambini talibé di Kaffrine in Senegal.
E pensare che giovedì 19 aprile ero proprio li, in Senegal, a pranzare insieme a loro!!!!
Dopo aver sentito tanto parlare di questi bambini mendicanti che frequentano le scuole coraniche, finalmente ho avuto l’opportunità di immergermi nella loro realtà e vedere con i miei occhi quelle che sono le condizioni di disagio che vivono ogni giorno.
Sono arrivata nel cortile della Parrocchia mentre i volontari in servizio civile del COMI stavano organizzando con i bambini i gruppi per il pranzo, sensibilizzandoli anche sulle pratiche igieniche: tutti i bimbi, prima di pranzare, si mettono in fila e si lavano le mani!!!
Lavarsi le mani prima del pranzo a noi può sembrare una pratica scontata ma vi garantisco che per loro non lo è assolutamente!
Subito dopo i bambini sono invitati a formare dei gruppi di 10/12 componenti e una volta che sono tutti seduti si mangia!!!
Tutto questo è possibile anche grazie al lavoro instancabile delle due “madrine” senegalesi che durante la mattinata, dopo aver fatto la spesa al mercato, preparano il pranzo tradizionale senegalese a base di riso, pesce e verdure.

Continuerò a sostenere il COMI e a partecipare alle visite guidate solidali perché lo splendido sorriso di questi bimbi è stato il più dolce “Benvenuta in Senegal! ” che potessi desiderare.”