Comi

Ciao Nino

Con dolore il Comi si associa al lutto per la perdita di Nino Santomartino, vicepresidente delle due reti Focsiv e AOI.

Nino, ci ricordi che il mondo è fatto soprattutto di bellezza, gentilezza, trasporto e pace. 

Ti restituiamo, a te e alla tua famiglia intorno alla quale ci stringiamo, un piccolo dono: il nostro sorriso.

BILANCIO SOCIALE 2024

BILANCIO SOCIALE COMI 2024

Il Comi pubblica per la prima volta il Bilancio sociale!

La legge prescrive che, se i proventi superano il milione di euro (com’è accaduto nel 2024 per la prima volta nella storia dell’organismo), un documento che descriva l’anima, la storia e l’azione nel mondo deve essere portato all’attenzione dello Stato (e quindi del pubblico). La complessità raggiunta è tale che bisogna fare uno sforzo in più. Per questo motivo il bilancio sociale è predisposto ai sensi dell’art. 14 del decreto legislativo n. 117/2017 ed è redatto secondo le linee guida indicate nel Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del 4 luglio 2019. Ma questa è soprattutto l’occasione per avviare una riflessione sul Comi, sul suo valore e su come tale valore riesca ad esprimersi traducendosi in intervento nel mondo.

Il documento è piuttosto corposo, ma non lasciatevi spaventare.  Non è fatto per essere letto necessariamente per intero, ma offre diversi percorsi di lettura secondo l’interesse della lettrice, del lettore o secondo la volontà di analizzare gli eventi verificatisi nel 2024. Vedere i paragrafi 1.2 e 1.3 rispettivamente.

Buona lettura -> Fai click qui per scaricare il documento 

NATALE 2024

NATALE COMI 2024

Per le feste natalizie 2024, il Comi propone, a sostegno delle proprie attività in Italia e all’estero, confezioni contenenti la pregiata Lenticchia di Onano e una elegante moleskina blu con una bella penna entrambe personalizzate con il logo del Comi.
Offerta € 12,00

In alternativa o in aggiunta alla proposta alimentare sono disponibili tantissimi oggetti di autentico artigianato realizzati con tessuti inglesi da una esperta artigiana umbra: bracciali, orecchini, portachiavi nonché portachiavi in pelle, catenelle x occhiali realizzati da una cooperativa per disabili mentali di Bastia Umbra.

Per maggiori dettagli clicca qui.

La nostra impronta di carbonio

Il COMI si sta impegnando a ridurre la propria impronta di carbonio, aiutaci adottando stili di vita sostenibili!

Per assorbire questa quantità di CO2 in un anno sono necessari 810 alberi adulti.*

*Valore medio riferito all’assorbimento dell’habitat di un bosco delle Prealpi. Questi sono dati medi ed hanno funzione di rendere più comprensibile il dato ma non hanno pretesa di precisione. 

Il COMI si è impegnato redigendo, insieme alla rete territoriale romana, un percorso di transizione finalizzato a guidare le azioni future per la riduzione della propria impronta di carbonio e per partecipare alla transizione ecologica del territorio romano con focus sul XV Municipio.

SCARICA IL TRANSITION PATHWAY

Questo percorso è stato realizzato con il metodo del Design Thinking. L’intero processo è stato monitorato da un team di specialisti del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ed afferenti al Centro di Ricerca CEMTET (Mobilità, Turismo e Territorio)  ed ha dato adito ad una pubblicazione finale di progetto dal titolo “Le scuole e i territori per una transizione equa e giusta”

SCARICA LA PUBBLICAZIONE

 

Intervista a Niccolò

Niccolò Rotoloni, 25 anni, agronomo, Cesena, Emilia-Romagna

 

Perché hai scelto di partire per il Servizio Civile Universale in Senegal?

La risposta è da dividere in due parti: ho scelto il Servizio Civile per dedicare un anno della mia vita soltanto a me e a chi avrei conosciuto durante l’esperienza, per riflettere e riposare, ma anche crescere. Ho scelto nello specifico il Senegal perché sin da quando sono bambino ho desiderato scoprire l’Africa e la sua cultura; questo progetto, poi, unisce le mie conoscenze agronomiche a miei interessi personali.

 

A che progetto partecipi? Di che si tratta e qual è il tuo ruolo

Partecipo al Progetto di sviluppo rurale, in particolare mi occupo di supportare e monitorare le attività agricole svolte all’interno di orti comunitari della regione di Kaffrine. Da agronomo è molto stimolante scoprire nuove tecniche di coltivazione e cercare assieme alla persone del luogo una soluzione per migliorare le produzioni.

 

Quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare (sia che fosse all’inizio che in corso d’opera) ? Si sono risolte? Se sì, come ?

La prima sfida è stata sicuramente lo scoglio linguistico,  sia con il francese in città sia col wolof nei villaggi, il che mi ha obbligato a lavorare sempre con un interprete. Anche il piano culturale mi ha messo in seria difficoltà all’inizio: abituato ad altri ritmi di vita e a lavorare diversamente, adeguarsi e comprendere è stato complicato ma passati dei mesi ho compreso molto meglio come comunicare e interagire con i locali.

 

Highlights di quest’ esperienza. Qual è la prima immagine/situazione che ti viene in mente pensando al Servizio Civile svolto finora?

Io che mi trovo nel dietro di un pick-up assieme a dei volontari senegalesi e trasportiamo piante di mango e papaya da donare alla popolazione di un villaggio che ci aspettava contentissima. Una volta arrivati è cominciata una festa, con pranzo infinito di benvenuto e danze tradizionali, dove ho ballato anche io. Emozione indescrivibile.

 

Cosa ti ha colpito dell’ambiente in cui ti trovi?

La capacità di rimanere sempre stupito e sorpreso di ciò che accade intorno a me. Ho imparato a non dare più nulla per scontato e a emozionarmi costantemente.

 

3 parole significative

Stupore→ l’essere continuamente spiazzato dalla realtà che mi circonda, nel bene e nel male

Conoscere → continua conoscenza e scoperta del contesto culturale e di me stesso

Inshallah →rappresenta a pieno il modo di lavorare locale. A volte si traduce in un lavoro sbrigativo, che però per le persone di qui è perfetto: se Allah vuole così, va bene. Un po’ come il migliore dei mondi possibili di Leibniz

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è qualcosa che ci tieni venga detto rispetto l’esperienza del Servizio Civile, il Senegal ecc. Qualcosa che assolutamenti vuoi che passi e che si sappia

Ci saranno momenti difficili, dove la lontananza da casa si farà sentire forte. Ma le soddisfazioni che ti donano le persone senegalesi è talmente alta che ne vale assolutamente la pena. Tornando indietro rifarei tutto. Non fermatevi davanti agli ostacoli, sono quelli che a fine esperienza vi ricorderete con più gioia.

Intervista ad Alessandro

Alessandro, 24 Anni, ha studiato spettacolo e comunicazione, Nus, Valle d’Aosta

  

Perché hai scelto di partire per il Servizio Civile Universale in Senegal?

Le motivazioni per cui ho scelto di partire sono molteplici, innanzitutto era il momento adatto, in quanto terminata l’università volevo staccare un po’ dagli studi e vivere un’esperienza di vita vissuta. In più mi ha sempre affascinato l’Africa e desideravo conoscerne le persone e la cultura, inoltre ero anche interessato ad approcciarmi al mondo della cooperazione internazionale. Infine ci sono anche delle motivazioni più pratiche, per esempio il fatto di conoscere il francese mi ha indirizzato verso un paese francofono e anche il numero di domande e posti disponibili nel bando ha, in piccola parte, influenzato la mia scelta.

A che progetto partecipi? Di che si tratta e qual è il tuo ruolo

Io partecipo a un progetto socio-educativo, che mi vede impegnato all’interno delle scuole pubbliche e delle scuole coraniche (daara).

Due volte a settimana intervengo nelle scuole pubbliche sia come sostegno all’insegnante a cui sono stato affiancato, sia con lezioni da me programmate di francese, matematica, arte ed ecologia.

Invece nelle scuole coraniche, il mercoledì, svolgo assieme a due colleghi locali un corso che comprende varie materie che alterniamo tra francese,  matematica, agricoltura, allevamento, arte e mestieri. Il giovedì, invece, programmiamo un pasto all’interno della daara e passiamo del tempo assieme ai bambini, le donne e il marabout, ovvero il capo religioso della daara, nonché insegnante d’arabo e del Corano.

 

Quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare (sia che fosse all’inizio che in corso d’opera) ? Si sono risolte? Se sì, come ?

La principale sfida è stata riuscire a stabilizzarmi in un contesto di vita diverso, sia a livello personale che a livello culturale. Infatti appena arrivato a Kaffrine mi ci è voluto del tempo per crearmi dei punti di riferimento e una nuova quotidianità.

Poco alla volta, iniziando a conoscere gli abitanti del luogo, i nuovi colleghi, le attività e gli spazi della città ho cominciato ad ambientarmi e a immergermi in questa realtà, che, essendo totalmente differente dall’Italia, inizialmente disorienta.

Questa prima fase la ricordo comunque con piacere, in quanto la curiosità e la novità di trovarsi in un posto sconosciuto mi ha comunque spinto a reinventarmi e a mettermi in gioco.

  

Highlights di quest’esperienza. Qual è la prima immagine/situazione che ti viene in mente pensando al Servizio Civile svolto finora?

Mi viene in mente la festa del “Grand Magal” di Touba in cui abbiamo vissuto per 3 giorni in un clima surreale di festa, con un sacco di persone sia per la città che nella casa in cui eravamo ospiti, pasti buonissimi e super abbondanti, mangiati a orari impossibili; poi conoscere persone nuove e usanze insolite, il tutto inserito in un’ importante occasione di raccoglimento religioso.

Cosa ti ha colpito dell’ambiente in cui ti trovi?

L’aspetto più affascinante è sicuramente il modo di vivere in comunità, in tutte le azioni quotidiane c’è sempre l’incontro e l’unione tra le persone, sia che siano membri della famiglia o esterni. Sono esemplari il modo di mangiare, tutti assieme dallo stesso grande piatto; o il modo in cui vivono le famiglie, con tutti i membri nella stessa casa; o ancora il fatto che le strade durante il giorno diventino luoghi d’incontro per prendere il té o per discutere. Lo si nota anche dall’aiuto reciproco e lo scambio costante che c’è tra le persone, anche se non si conoscono.

3 parole significative

Adattamento: Questa esperienza ti proietta al di fuori della tua cultura, della tua nazione e delle tue abitudini e ti richiede adattamento a una serie di novità, come la convivenza con gli altri civilisti, che all’inizio sono degli sconosciuti, o i ritmi di vita e di lavoro senegalesi, il grande caldo, il cibo, l’assenza di alcuni servizi e i modi di fare e di interpretare la vita completamente differenti.

Esplorazione: Questa nuova dimensione in cui ti ritrovi immerso ti spinge inevitabilmente a essere curioso e quindi a conoscere le persone, l’ambiente e le usanze che ti circondano, per riuscire realmente a comprenderle. Questo vale anche in una dimensione interiore, in quanto per riuscire a trovare un nuovo equilibrio, bisogna ripensare a diversi aspetti di sé, a molti pensieri e idee a cui si è legati.

Riposizionarsi: in continuità con le altre due parole, alla fine ci si ritrova in una nuova condizione per cui non puoi più comportarti, pensare e lavorare come sei abituato in Europa, ma devi necessariamente “riposizionarti” in un nuovo equilibrio per comprendere e vivere l’insieme di novità che ti circondano.

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è qualcosa che ci tieni venga detto rispetto l’esperienza del Servizio Civile, il Senegal ecc. Qualcosa che assolutamente vuoi che passi e che si sappia

Credo che sia importante non farsi aspettative di alcun tipo, sia prima della partenza che una volta stabiliti, perché in qualsiasi cosa, grande o piccola che sia, il Senegal sa sempre sorprenderti. Capita di trovarsi in situazioni impensabili, come viaggiare in una macchina con un montone nel bagagliaio, oppure che un lavoro programmato e organizzato da tempo non si riesca a realizzare per degli imprevisti per noi inconcepibili, come una semplice dimenticanza o eventi religiosi o culturali che prendono il sopravvento.

Quindi ci vuole del tempo per entrare nelle dinamiche e nelle tempistiche del posto che, soprattutto inizialmente, metteranno alla prova la tua pazienza e la tua incredulità, però saranno proprio queste situazioni a regalare delle emozioni e delle esperienze indimenticabili.

Intervista a Graziana

Graziana Fallasco, 26 anni, veterinaria, Venezia, Veneto


Perché hai scelto di partire per il Servizio Civile Universale in Senegal?

Mi ha parlato di quest’esperienza una mia collega di università: mi ha spiegato le attività che svolgeva e l’esperienza in generale e ho subito deciso di candidarmi.

A che progetto partecipi? Di che si tratta e qual è il tuo ruolo

Caschi bianchi per lo sviluppo rurale in Senegal. Io sono un medico veterinario per cui mi occupo di seguire la parte tecnica dei progetti rurali. Attualmente sto seguendo il progetto “Capre ed asini fase 2” che si occupa di trovare modalità per aumentare la produzione di latte delle capre, soprattutto durante la stagione secca, e di migliorare il benessere degli asini, che qui non sono considerati nient’altro che oggetti da lavoro. L’altro progetto si chiama “Una Sola Salute e uguaglianza di genere” ed è un progetto pilota per lo studio delle zoonosi (ossia le malattie infettive che possono passare dagli animali all’uomo), al fine di capire quali sono i rischi principali, quali sono quelle più diffuse e come poter attuare delle tecniche per diminuirne la diffusione; questo progetto ha come beneficiari principalmente donne e ragazze, sempre più esposte alle infezioni

Quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare (sia che fosse all’inizio che in corso d’opera) ? Si sono risolte Se sì, come ?

Le due sfide principali sono state l’adattamento a una cultura totalmente diversa e la lingua. Per quanto riguarda il problema linguistico, la situazione è nettamente migliorata, grazie a uno studio personale e ,soprattutto, alle conversazioni quotidiane. La cultura, invece, è una continua sfida, ci sono molte differenze ma col tempo ho imparato ad apprezzare lo stile di vita senegalese, anche se a volte è più dura del solito. La concezione del tempo, per esempio, è molto diversa dalla nostra ma solo collaborando insieme si può riuscire a trovare un punto d’incontro.

Highlights di quest’ esperienza. Qual è la prima immagine/situazione che ti viene in mente pensando al Servizio Civile svolto finora?

Il Thiebu Thien: è il piatto nazionale, anche patrimonio dell’Unesco. È il protagonista di tutte le cerimonie e i momenti di condivisione ed è particolare in quanto si mangia tutti insieme dallo stesso piatto e quasi sempre con le mani. Rappresenta appieno il simbolo della condivisione, della comunità e dell’accoglienza senegalese.

Cosa ti ha colpito dell’ambiente in cui ti trovi?

Le case di tutti sono sempre aperte: credo sia una particolarità rappresentativa della cultura locale, tutti sono amici e parenti di tutti e quando una persona ha un problema si cerca tutti insieme di risolverlo. Una delle frasi che ho sentito più spesso pronunciare è “On est ensamble”, ossia “siamo insieme”: ogni volta che ringrazio mi viene detta questa frase, sottintendendo che non devo ringraziare perché aiutando me, l’altra persona sta aiutando la propria comunità e quindi anche se stessa.

3 parole significative

Calore. Sia nel senso di temperature molto calde, che nel senso di accoglienza. Le persone qui sono veramente calorose, a tutti piace parlare e condividere le proprie esperienze e conoscere quelle degli altri. I colleghi ci hanno subito fatto sentire accolti e parte della loro comunità, mai degli estranei.

Fissare. Nel senso di “tradurre” le conoscenze che già avevo a livello puramente tecnico in azioni e pratiche tangibili grazie al lavoro sul campo; quindi “fissarle” in mente in modo diverso, nella loro polidimensionalità

Scoprirsi. Riferito principalmente all’attività con i talibés: non ho mai apprezzato particolarmente la compagnia dei bambini in Italia, invece sorprendentemente qui l’attività che preferisco è quella in Dahara con i talibés.

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è qualcosa che ci tieni venga detto rispetto l’esperienza del Servizio Civile, il Senegal ecc. Qualcosa che assolutamente vuoi che passi e che si sappia

Vorrei assolutamente consigliare a chiunque abbia una mezza intenzione di affrontare quest’esperienza di buttarsi e tentarla: non si sarà mai pronti per quello che accadrà e si vivrà, perché i racconti non possono descrivere tutte le sensazioni assurde che si provano, ma ne varrà assolutamente la pena.