Comi

Intervista ad Alessandro

Alessandro, 24 Anni, ha studiato spettacolo e comunicazione, Nus, Valle d’Aosta

  

Perché hai scelto di partire per il Servizio Civile Universale in Senegal?

Le motivazioni per cui ho scelto di partire sono molteplici, innanzitutto era il momento adatto, in quanto terminata l’università volevo staccare un po’ dagli studi e vivere un’esperienza di vita vissuta. In più mi ha sempre affascinato l’Africa e desideravo conoscerne le persone e la cultura, inoltre ero anche interessato ad approcciarmi al mondo della cooperazione internazionale. Infine ci sono anche delle motivazioni più pratiche, per esempio il fatto di conoscere il francese mi ha indirizzato verso un paese francofono e anche il numero di domande e posti disponibili nel bando ha, in piccola parte, influenzato la mia scelta.

A che progetto partecipi? Di che si tratta e qual è il tuo ruolo

Io partecipo a un progetto socio-educativo, che mi vede impegnato all’interno delle scuole pubbliche e delle scuole coraniche (daara).

Due volte a settimana intervengo nelle scuole pubbliche sia come sostegno all’insegnante a cui sono stato affiancato, sia con lezioni da me programmate di francese, matematica, arte ed ecologia.

Invece nelle scuole coraniche, il mercoledì, svolgo assieme a due colleghi locali un corso che comprende varie materie che alterniamo tra francese,  matematica, agricoltura, allevamento, arte e mestieri. Il giovedì, invece, programmiamo un pasto all’interno della daara e passiamo del tempo assieme ai bambini, le donne e il marabout, ovvero il capo religioso della daara, nonché insegnante d’arabo e del Corano.

 

Quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare (sia che fosse all’inizio che in corso d’opera) ? Si sono risolte? Se sì, come ?

La principale sfida è stata riuscire a stabilizzarmi in un contesto di vita diverso, sia a livello personale che a livello culturale. Infatti appena arrivato a Kaffrine mi ci è voluto del tempo per crearmi dei punti di riferimento e una nuova quotidianità.

Poco alla volta, iniziando a conoscere gli abitanti del luogo, i nuovi colleghi, le attività e gli spazi della città ho cominciato ad ambientarmi e a immergermi in questa realtà, che, essendo totalmente differente dall’Italia, inizialmente disorienta.

Questa prima fase la ricordo comunque con piacere, in quanto la curiosità e la novità di trovarsi in un posto sconosciuto mi ha comunque spinto a reinventarmi e a mettermi in gioco.

  

Highlights di quest’esperienza. Qual è la prima immagine/situazione che ti viene in mente pensando al Servizio Civile svolto finora?

Mi viene in mente la festa del “Grand Magal” di Touba in cui abbiamo vissuto per 3 giorni in un clima surreale di festa, con un sacco di persone sia per la città che nella casa in cui eravamo ospiti, pasti buonissimi e super abbondanti, mangiati a orari impossibili; poi conoscere persone nuove e usanze insolite, il tutto inserito in un’ importante occasione di raccoglimento religioso.

Cosa ti ha colpito dell’ambiente in cui ti trovi?

L’aspetto più affascinante è sicuramente il modo di vivere in comunità, in tutte le azioni quotidiane c’è sempre l’incontro e l’unione tra le persone, sia che siano membri della famiglia o esterni. Sono esemplari il modo di mangiare, tutti assieme dallo stesso grande piatto; o il modo in cui vivono le famiglie, con tutti i membri nella stessa casa; o ancora il fatto che le strade durante il giorno diventino luoghi d’incontro per prendere il té o per discutere. Lo si nota anche dall’aiuto reciproco e lo scambio costante che c’è tra le persone, anche se non si conoscono.

3 parole significative

Adattamento: Questa esperienza ti proietta al di fuori della tua cultura, della tua nazione e delle tue abitudini e ti richiede adattamento a una serie di novità, come la convivenza con gli altri civilisti, che all’inizio sono degli sconosciuti, o i ritmi di vita e di lavoro senegalesi, il grande caldo, il cibo, l’assenza di alcuni servizi e i modi di fare e di interpretare la vita completamente differenti.

Esplorazione: Questa nuova dimensione in cui ti ritrovi immerso ti spinge inevitabilmente a essere curioso e quindi a conoscere le persone, l’ambiente e le usanze che ti circondano, per riuscire realmente a comprenderle. Questo vale anche in una dimensione interiore, in quanto per riuscire a trovare un nuovo equilibrio, bisogna ripensare a diversi aspetti di sé, a molti pensieri e idee a cui si è legati.

Riposizionarsi: in continuità con le altre due parole, alla fine ci si ritrova in una nuova condizione per cui non puoi più comportarti, pensare e lavorare come sei abituato in Europa, ma devi necessariamente “riposizionarti” in un nuovo equilibrio per comprendere e vivere l’insieme di novità che ti circondano.

 

Vuoi aggiungere qualcosa? C’è qualcosa che ci tieni venga detto rispetto l’esperienza del Servizio Civile, il Senegal ecc. Qualcosa che assolutamente vuoi che passi e che si sappia

Credo che sia importante non farsi aspettative di alcun tipo, sia prima della partenza che una volta stabiliti, perché in qualsiasi cosa, grande o piccola che sia, il Senegal sa sempre sorprenderti. Capita di trovarsi in situazioni impensabili, come viaggiare in una macchina con un montone nel bagagliaio, oppure che un lavoro programmato e organizzato da tempo non si riesca a realizzare per degli imprevisti per noi inconcepibili, come una semplice dimenticanza o eventi religiosi o culturali che prendono il sopravvento.

Quindi ci vuole del tempo per entrare nelle dinamiche e nelle tempistiche del posto che, soprattutto inizialmente, metteranno alla prova la tua pazienza e la tua incredulità, però saranno proprio queste situazioni a regalare delle emozioni e delle esperienze indimenticabili.

Lascia un commento