Comi

Nuovi volontari in Servizio Civile COMI a Malalhue, Lanco.

Dopo alcuni giorni di viaggio siamo giunti finalmente nella sede del nostro anno di servizio civile. Si tratta della città di Malalhue, nel comune di Lanco, regione di Los Ríos, nella macrozona Sur. Al nostro arrivo siamo stati splendidamente accolti dai rappresentanti di Medema, la Organización Mujeres Emprendedoras de Malalhue, nostro partner locale.

Il progetto a cui Comi e Medema collaborano mira al rafforzamento del ruolo dei giovani, sostenendo il loro percorso personale, identitario e professionale, attraverso la diffusione fra i giovani della storia e della cultura mapuche.

Nella regione sono presenti, come in tutto in Cile, gravi disuguaglianze che si evidenziano nel campo dell’educazione, della salute, dell’accesso ai servizi e alle risorse, con particolare svantaggio per i popoli originari. La preziosa eredità sociale e culturale mapuche è in pericolo a causa del modello di sviluppo imposto dalle politiche neoliberali cilene a partire dagli anni ‘70.  La stessa Malalhue è circondata da pini ed eucalipti, piante non autoctone, monoculture in mano alle imprese forestali che alterano l’equilibrio ambientale della regione e che hanno ridotto notevolmente i terreni coltivabili. Da un’indagine portata avanti dal Comi nel 2018-19 è emerso che il 90% dei giovani del comune di Lanco fra i 13 ei 19 anni dichiara di conoscere poco o superficialmente la cultura Mapuche. Questa precaria condizione identitaria, unita alla forte disoccupazione ed emigrazione giovanile, è una delle cause principali dell’alto consumo di alcol e droga tra i giovani.

Nel nostro primo incontro con Medema abbiamo avuto modo di presentarci e di conoscere le donne contadine e imprenditrici che lo compongono, e nonché le loro famiglie. Il loro lavoro è tanto difficile quanto importante. Da anni, esse portano avanti un nuovo progetto di vita e di lavoro collettivo, nel solco della tradizione comunitaria mapuche.

Attraverso il programma di sviluppo rurale condividono momenti tipici della tradizione agraria indigena, in particolar modo per quanto riguarda la coltura dei fagioli e delle piante medicinali. Patrocinano ed organizzano fiere e mercati nei quali vendono prodotti agricoli, ma anche artigianali, come la lana intessuta con il telaio tradizionale. La vita agricola, salute ed il benessere fisico, la trasmissione della cultura ancestrale si mescolano nei progetti che queste donne portano avanti quotidianamente, lottando contro la disgregazione del proprio tessuto sociale.

Per noi civilisti Comi è un privilegio ed un’opportunità poter condividere una parte di questo percorso insieme a loro. Da parte nostra, con il supporto del nostro supervisore locale, Pilar Reuque, intendiamo innanzitutto fornire tutto l’aiuto possibile a Medema nei suoi progetti. Vogliamo proporre diverse attività nelle scuole del paese, ad esempio laboratori di teatro, di musica, di utilizzo della tecnologia, ed altre rivolte alla cittadinanza, come una radio comunitaria, tornei sportivi, presentazioni di libri ed eventi culturali.

Siamo appena arrivati, e stiamo iniziando a comprendere la complessità di una realtà così affascinante e piena di contraddizioni. Di fronte a noi ci sono tante sfide impegnative ma stimolanti. Abbiamo una grande voglia di metterci in gioco e soprattutto di apprendere.

Il primo appuntamento e banco di prova sarà martedì 2 Agosto, in occasione dell’inaugurazione del mercato in piazza Malalhue. Speriamo di riuscire a dare il nostro apporto in modo utile e costruttivo. Pewkayall!

Pasqua COMI 2022

Pasqua Solidale con il COMI!

Anche quest’anno per la raccolta fondi pasquale ci siamo affidati ad ADGENTES, Associazione di Promozione Sociale che dal 1994 riunisce soci e volontari intorno a un ideale comune: il commercio equo e solidale. 

Vi proponiamo pertanto due sacchetti di ovetti di cioccolato, uno al latte e uno fondente, confezionati in bustine trasparenti biodegradabili e compostabili in polpa di cellulosa derivata dagli scarti di lavorazione di piante con ricrescita veloce. In questo modo si riduce l’utilizzo di plastica e di quelle confezioni che – dovendo evitare il contatto diretto tra cioccolato e imballaggio – richiedono l’ulteriore confezionamento dell’ovetto con la stagnola.  Siamo stati quindi attenti all’ambiente.  

E non finisce qui, per rendere la proposta ancora più accattivante, abbiamo racchiuso gli ovetti in deliziose bustine di carta, decorate a mano da Patrizia abile artigiana, che si è sbizzarrita realizzando motivi originali e festosi…

L’offerta minima per ciascuna confezione è di 15,00 euro.

Il ricavato, al netto delle spese sostenute per realizzarle, finanzierà le attività del COMI a favore dei bambini Talibé di Kaffrine

I bambini Talibé sono bambini di età compresa tra i 3 e i 15 anni, provenienti principalmente da villaggi delle zone rurali del Senegal e dei vicini Mali, Gambia e Guinea Bissau, inviati dai loro genitori presso le daara, tradizionali scuole coraniche per l’apprendimento del Corano e dei precetti dell’Islam. 

I bambini vivono qui in condizioni igienico-sanitarie precarie, lontani dall’affetto delle famiglie, costretti a mendicare per nutrirsi e pagare i loro maestri. Sono spesso vittime di violenza e non hanno diritti. La maggior parte non è registrata all’anagrafe e quindi di fatto “invisibile” alla comunità.  

Nel foglio allegato alle confezioni troverete ulteriori e circostanziate informazioni su questa realtà.  

Il ricavato, al netto delle spese sostenute per realizzarle, finanzierà le attività del COMI a favore dei bambini Talibé di Kaffrine. I bambini Talibé sono bambini di età compresa tra i 3 e i 15 anni, provenienti principalmente da villaggi delle zone rurali del Senegal e dei vicini Mali, Gambia e Guinea Bissau, inviati dai loro genitori presso le daara, tradizionali scuole coraniche per l’apprendimento del Corano e dei precetti dell’Islam. I bambini vivono qui in condizioni igienico-sanitarie precarie, lontani dall’affetto delle famiglie, costretti a mendicare per nutrirsi e pagare i loro maestri. Sono spesso vittime di violenza e non hanno diritti. La maggior parte non è registrata all’anagrafe e quindi di fatto “invisibile” alla comunità.  Nel foglio allegato alle confezioni troverete ulteriori e circostanziate informazioni su questa realtà.  

 

Per prenotare le confezioni telefonate al numero 06 70451061 il martedì e il giovedì dalle ore 10 alle ore 18.00 oppure scrivete una mail a segreteria@comiorg.it indicando le quantità richieste, la modalità di pagamento (contanti, bonifico bancario, c/c postale), e concordando il giorno del ritiro presso il COMI. 

 

Serena Pasqua a tutti

Trawün Mapuche a Malalhue

 

Trawün1 Mapuche a Malalhue: verso una nuova Costituzione plurinazionale

A Malalhue, Région de los rios, si è svolto venerdì 14 e sabato 15 gennaio il Trawün Mapuche Constituyente Fütawillimapu2, con la presenza dei costituenti Victorino Antilef, Natividad Llanquileo, la machi3 Francisca Linconao e Alexis Caiguan, eletti nell’assemblea costituente nei seggi riservati per i pueblos originarios del Cile, le popolazioni di queste terre prima che vi arrivassero Colombo e gli europei.

Il processo costituente in Cile ha avuto inizio formalmente con il referendum del 25 ottobre 2020, sotto il governo di Sebastian Piñera, in carica fino all’11 marzo 2022, nel tentativo di disinnescare le forti proteste iniziate nell’ottobre 2019 e placatesi soltanto a causa della pandemia da covid a marzo 2020; queste contestazioni, denominate in Cile estallido social, hanno portato in piazza milioni di persone, dando vita a manifestazioni massive che sono partite da Santiago e si sono diffuse in tutto il Paese.

Il 15 e 16 maggio 2021 si è votato per scegliere le e i 155 membri dell’assemblea costituente, nella quale 17 seggi sono riservati alle popolazioni originarie; di questi ben sette seggi sono destinati al pueblo Mapuche, due al pueblo Aymara, uno per i pueblos diaguita, colla, atacameño, quechua, yagán, kawésqar, chango y rapa nui, mentre il pueblo afrodiscendente cileno è rimasto escluso. Oltre ai seggi riservati ai pueblos originarios, un altro passo storico nel loro riconoscimento è rappresentato dall’elezione come presidenta della Convención constitucional di Elisa Loncon, accademica, linguista e attivista mapuche. La costituente inoltre vede una forte maggioranza di forze di sinistra, molte delle quali  apartitiche e indipendenti dagli storici partiti cileni.

La Costituzione che è in processo di scrittura e che dovrebbe essere approvata con un referendum ad agosto o settembre 2022, salvo rinvii, andrebbe a sostituire quella del 1980, emanata dal consiglio di Stato del regime militare di Pinochet e quindi sua eredità diretta, approvata con un referendum e successivamente modificata soltanto in alcune parti. L’intenzione delle forza di sinistra che partecipano alla Convención Constitucional è quella di cambiarlo todo, di cambiare completamente il sistema, creare un Cile che riconosca i diritti civili e sociali, con un’attenzione particolare ai temi della democratizzazione del sistema politico, della riduzione delle disuguaglianze, della salute, dell’educazione, del femminismo, dell’ambiente e dei diritti all’acqua. 

Per quanto riguarda i pueblos e nazioni preesistenti allo stato cileno, l’inclusione nel processo di scrittura costituzionale passa per la creazione della Commissione sui  Diritti dei Popoli indigeni e Plurinazionalità, incaricata di elaborare un “Documento base” fondato sul diritto proprio dei pueblos originarios e i trattati internazionali, come la Convenzione ILO 169 e la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni della Nazioni Unite, che garantiscono la partecipazione dei popoli originari nelle decisioni che possono riguardarli4. Per poter elaborare tale Documento base, sono stabiliti cinque principi fondamentali, in base ai quali si è stilata un catalogo di diritti da includere nella nuova Costituzione, se condivisi dai popoli originari. 

Il primo è il principio di Plurinazionalità e libera determinazione dei popoli, e reclama la creazione di un Cile plurinazionale, che riconosca in Costituzione l’esistenza di diverse nazioni preesistenti allo Stato cileno con diritto all’autodeterminazione, sfidando di fatto la nozione occidentale dello Stato che si fonda sull’assunto dell’unità inscindibile di Stato e nazione. 

Il secondo principio riguarda l’interculturalità e la decolonizzazione, e si propone di decolonizzare il pensiero per poter riconoscere, su un piano di uguaglianza e rispetto mutuo, le diverse forme di conoscenza, le differenze tra le culturale e le loro forme di concepire, vedere e conoscere il mondo, rendendo possibile un dialogo orizzontale che dia valore alle differenze.

Il terzo fondamento è il Buen Vivir, vivere bene, chiamato Kume Mongen dal pueblo Mapuche e Suma Qamaña dal pueblo Aymara. Si tratta della vita in pienezza, una forma di vivere in equilibrio e in comunità, nella quale gli essere umani e la natura si complementano; una convivenza pacifica nella quale la persona è in armonia con se stessa, con le altre persone e con la natura che la circonda. 

Il quarto garantisce la cura e il rispetto dei diritti della natura, individuandola anche come soggetto di diritto, e riconosce i popoli originari come curtoni degli equilibri naturali nei loro territori ancestrali, oltre al vincolo spirituale dei popoli con i loro territori.  

Il quinto principio stabilisce infine l’uguaglianza e la proibizione della discriminazione, ribandendo che le persone  i popoli originari sono liberi e uguali a tutte le altre persone e popoli, e per questo non possono essere distriminati nell’esercizio dei loro diritti, in partucolare in relazione alla loro origine e identità indigena5.

Nonostante le speranze riposte nel processo costituente, ovviamente le forze politiche presenti nella Convención sono diverse, e ci sono forti timori riguardo alle reali possibilità di approvazione del testo attraverso il referendum, e diverse perplessità riguardo ai tempi limitati a disposizione delle e dei Costituenti e alla necessità della maggioranza dei due terzi in assemblea per poter inserire norme nel testo costituzionale, fattori che potrebbero disinnescare, almeno in parte, la radicalità delle istanze. 

Il Trawün, che si è svolto in occasione delle Settimane territoriali, è stato organizzato da Victorino Antilef e da Carmen Caifil, candidati in coppia elettorale per garantire la parità di genere ed eletti come rappresentanti Mapuche della Région de los Ríos nella Costituente; Victorino Antilef non solo rappresenta le Regioni di Los Ríos, Los Lagos y Aysén nella Convenzione, ma è originario proprio dalla Comunità Mapuche de Antilhue, nella Comuna di Lanco. Lo scopo dell’incontro era da un lato quello di dialogare con le comunità Mapuche della Région de los Ríos sui principi, le istanze e i punti fondamentali da inserire nella nuova Costituzione, in modo da poterli proporre alle diverse Commissioni, dall’altro quello di incentivare le comunità stesse a proporre norme da inserire nel testo costituzionale, dal momento che per le popolazioni indigene sono previste modalità particolari di proposta6, con numeri molto inferiori rispetto alle normali iniziative di legge.

Tuttavia, le popolazioni originarie non hanno un’opinione omogenea rispetto al processo costituente e alla fiducia da dare alle istituzioni; durante il primo giorno di riunione sono sorti parecchi dubbi sull’opportunità per la popolazione Mapuche di partecipare a un’istanza convocata dallo Stato, insertandosi in un processo per il riconoscimento dei diritti dei pueblos originarios all’interno dello Stato cileno, di fatto fortificando lo stesso sistema statale responsabile di aver sottratto le terre al pueblo Mapuche. Da un lato, il popolo Mapuche ha un trattato ancora vigente con lo Stato cileno, il trattato di Tapihue del 1825, che riconosce le terre al Sud del Bio Bio come territorio Mapuche, dall’altro l’inserimento in una logica statale rischia di disinnescare le possibilità di autonomia e autogoverno delle popolazioni originarie.

Durante le due giornate di lavoro svoltesi a Malalhue, c’è stato un primo momento di discussione durante il quale questi temi, dubbi, perplessità, paure e critiche sono state evidenziate e dibattute, e un secondo momento in cui, alla luce anche delle discussioni precedenti, ci si è divisi in gruppi di lavoro e si è provato a fare delle proposte più concrete rispetto a ciò che si vuole inserire nella nuova Costituzione, al netto della sfiducia della sua efficacia reale per il pueblo Mapuche. Come ha rimarcato la machi Francisca Linconao, che è stata in carcere per la sua attività di defensora dei diritti umani e dei territori ancestrali Mapuche in opposizione all impresa Palermo, l’obiettivo ultimo è l’autonomia e l’autodeterminazione del pueblo Mapuche, nonché il recupero di tutte le terre ancestrali che sono state sottratte alle comunità; le singole persone, comunità o loffe7 possono e devono scegliere se includere o meno il sostegno al processo istituzionale tra le strategie, o se proseguire la lotta con altre modalità e seguendo altri cammini.

Essere in Cile in questo momento storico di cambiamento è sicuramente un’opportunità per poter osservare da vicino il processo, sia dal punto di vista istituzionale sia per come viene recepito dalle persone del territorio, e per poter seguire da vicino come si evolverà il processo di scrittura della nuova Costituzione cilena.

1Riunione in cui si prendono decisioni, accordi

2Gran territorio del Sud in Mapudungun

3Figura spirituale Mapuche, colei che cura le malattie e comunica con gli spiriti

4Consulta_Indigena-Documento_Base-es.pdf

5Consulta_Indigena-Documento_Base-es.pdf

6Sono sufficienti infatti 3 comunità o 5 associazioni o 3 associazioni rappresentanti dei pueblos originarios o un cacicato riconosciuto o 120 persone appartenenti a pueblos originarios.

7É la forma basica di organizzazione sociale del pueblo mapuche, consistente in un clan familiare o lignaggio che riconosce l’autorità di un lonco.

 

Iniziano le nuove attività di COMI a Malalhue

Dopo due mesi e mezzo in Cile, durante i quali siamo stati accolti e inseriti con delicatezza e attenzione nel contesto di Malalhue, abbiamo iniziato ad individuare alcuni dei bisogni più evidenti e provare a proporre delle attività per affrontarli. Quello di Malalhue, Région de los rios, Chile, è un contesto complesso, nel quale è difficile cogliere immediatamente le dinamiche di relazione tra le persone e le famiglie, i rapporti con il mondo umano e non umano, il complesso tessuto di scambi materiali e immateriali, di doni e restituzioni che si configura in una trama di simboli da decifrare e interpretare costantemente.

In questo contesto così complesso, una delle prime questioni che abbiamo individuato è la scarsità di stimoli artistici e culturali, soprattutto per le persone più giovani che abitano la comunità, e l’assenza di spazi di aggregazione nei quali sia possibile creare comunità e relazioni, stimolare la creatività, pensare e agire collettivamente. Per questo abbiamo pensato di proporre tre percorsi, che si svilupperanno in primis durante il periodo estivo, ma che probabilmente proseguiranno per tutto l’anno, cercando di raggiungere persone di età e interessi diversi.

In primo luogo abbiamo deciso di proporre un centro estivo, per offrire ai bambini e alle bambine di Malalhue un contesto educativo e di divertimento, nel quale sperimentare modi diversi di stare insieme, distinte forme artistiche, attività di cooperazione e di espressione. Ogni mercoledì, nel tardo pomeriggio per poter sopravvivere al caldo intenso dell’estate malalhuina, ci troviamo nel campo di futbol per condividere un momento con bimbi e le bimbe, giocando, facendo laboratori di costruzione, stimolando le loro capacità espressive attraverso giochi teatrali e di espressione, raccontando storie per incentivare la loro creatività. 

Un’altra attività che stiamo promuovendo è lo yoga, pensato per stimolare le persone a prendersi dei momenti per loro stesse, per equilibrarsi e prestare attenzione al proprio corpo e alla relazione del proprio corpo con la mente; ogni giovedì Angi guida le persone che partecipano agli incontri in diverse asana e in un rigenerante momento di rilassamento, lo yoga nidra. Un’attività come lo yoga offre la possibilità di prendersi cura del proprio corpo e della propria mente, e di alleviare i dolori derivanti dagli sforzi fisici quotidiani e intensi cui le persone di Malalhue sono abituate.

In ultimo, ogni giovedì organizziamo un cineforum nella piazza o nel centro comunitario di Malalhue, proiettando ogni volta un film che possa stimolare una riflessione o un dibattito con le persone. Per poter convogliare i diversi interessi ed età, alternando un film rivolto alle famiglie, ai bambini e alle bambine, con l’intento di offrire loro un momento di aggregazione e di divertimento comune, a uno rivolto ai ragazzi e alle ragazze, per provare a costruire con loro uno spazio di riflessione collettiva, un luogo in cui incontrarsi in modo nuovo e differente. 

Tutte le attività hanno ricevuto una calda accoglienza da parte delle autorità locali, tanto che sono supportate e proposte in collaborazione con l’Area Delegazione Municipale di Malalhue del Comune di Lanco, ufficio introdotto recentemente dal neo sindaco Juan Rocha Aguilera.

Speriamo di poter proporre presto altre attività qui a Malalhue!

Secondo anno di semina comunitaria

Cile - Secondo anno di semina comunitaria

Siamo nella regione de Los Rios (384.837 abitanti), la 14° del Cile, situata al sud dell’Araucania, zona sottoposta a  stato di emergenza per gli scontri verificatisi tra le autorità nazionali e i manifestanti Mapuche in lotta per il recupero delle loro terre ancestrali,. Al nord della regione troviamo Lanco, Comune che conta con una popolazione di 16.752 abitanti e che ospita il piccolo pueblo di Malalhue, che insieme ai suoi 4.559 abitanti, 3.061 urbani, 1.498 zone rurali, accoglie MEDEMA (Mujeres Emprendedoras de Malalhue), una delle più di 600 organizzazioni comunitarie registrate nella Segreteria Municipale. Fondata nel maggio del 2014, MEDEMA, partner locale di COMI (Cooperazione per il Mondo in Via di Sviluppo), è composta da donne Mapuche impegnate nello svolgimento di attività a sfondo socio culturale e agricolo al fine di promuovere l’artigianato e le tradizioni locali.

COMI coopera con Medema a Malahue dal 2015, e questo è il secondo anno nel quale le due organizzazioni collaborano per costruire progetti di sostegno all’agricoltura di comunità, progetto iniziato nel 2019, rivelatosi doppiamente importante e determinante in tempi di Covid 19.

In questo anno, un sostegno importante è venuto anche dall’Ente statale FOSIS (Fondo de Solidaridad e Inversión Social) che insieme a COMI ha reso possibile aumentare la superficie di terreno seminato – nel primo anno un’ettaro – ad un’ettaro e mezzo, acquistando fagioli e fertilizzante, oltre a costruire un cerco (recinto) intorno all’ettaro di campo seminato a fagioli, condizione indispensabile per poter coltivare in un luogo in cui gli animali selvatici rischierebbero di compromettere fortemente il raccolto. La scelta di appoggiare economicamente un’agricoltura locale e comunitaria è legata da un lato alla consapevolezza della fragilità dell’agricoltura di sussistenza, dall’altro alla volontà di sostenere la soberania alimentaria delle comunità e quindi, allo stesso tempo, incentivare il loro controllo sulla produzione e il consumo, la promozione dei prodotti locali e l’indipendenza rispetto ai mercati internazionali.

Il supporto non si limita però soltanto all’aspetto economico, ma si indirizza anche a un sostegno quotidiano e relazionale, a una partecipazione concreta ai progetti promossi nel pueblo di Malalhue e le comunità Mapuche che lo circondano, popolazione con una cosmovisione collettiva, comunitaria per essenza. Il primo giorno della semina di fagioli (siembra de porotos) è coincisa quest’anno anche con il primo giorno di servizio delle quattro civiliste e civilisti italiani che partecipano al progetto di servizio civile, nel quale saranno impegnati fino a giugno.

Sono stati giorni di immersione totale nella vita del campo e della comunità di persone che ci stava lavorando, di fatica intensa ma anche di contatto diretto con la Ñuke Mapu, la Madre Terra. Quattro giorni di durissimo lavoro in cui le donne di MEDEMA, con il supporto di contadine e contadini locali e delle volontarie e volontari italiani, hanno portato a compimento la semina nei campi di El Avellanito e di Panguinilahue Alto. Un ettaro e mezzo di terra e più di cento chili di una grande varietà di semi piantati senza il supporto di alcun macchinario. Dai solchi scavati alla semina dei porotos, passando per la fertilizzazione del suolo, tutto è stato realizzato interamente a mano. Un lavoro eccellente per la cui riuscita si è rivelato fondamentale il fortissimo spirito di lavoro collettivo che ha caratterizzato i giorni della siembra. Familiari e civilisti/e si sono riuniti per quattro giorni di lavoro, durante i quali non sono mancati intensi momenti di aggregazione e condivisione.

Nonostante ciò, Margarita, campesina co-fondatrice di MEDEMA, durante un’uscita al campo, spiega come l’apporto di tecnologie agricole avanzate sarebbe cruciale per migliorare la produttività, nonché per ridurre notevolmente il grande carico di lavoro umano. Insieme a lei, la presidente di MEDEMA, Maria, chiarisce che l’attività di semina di fagioli si è valorizzata molto di più all’incirca un anno fa in risposta alla crisi del COVID-19 e al blocco dei trasporti, quando la scarsità di generi alimentari ha iniziato a colpire fortemente la comunità di Malalhue. Iniziare a produrre fagioli in maggiori quantità, raccontano, sarebbe potuto essere d’aiuto all’autosufficienza e alla sicurezza alimentare non solo dei membri di MEDEMA e delle rispettive famiglie, ma anche del resto della comunità locale. Inoltre, incentivare la coltivazione di fagioli è uno strumento per promuovere, a livello cittadino, la consapevolezza rispetto ad un’alimentazione sana, riducendo il consumo di cibi processati, considerato una delle piaghe locali.

In risposta a tale necessità, pochi giorni fa, il Comune di Lanco, ha promosso l’apertura di un mercato ortofrutticolo, Mercadito de pequeños agricultores, gestito e fortemento voluto dalle associazioni locali El Huerto, con la sua presidenta Sonia Trabol, e Kiñe Wayiñ (Un solo gruppo in Mapudungun, la lingua Mapuche), che per oltre un anno si sono impegnate nella ricerca di un nuovo spazio che potesse valorizzare maggiormente i loro prodotti. Come hanno sottolineato i discorsi delle autorità locali e delle due organizzazioni partecipanti, questa iniziativa è un’occasione per recuperare il concetto emblematico che la unión hace la fuerza. Inoltre, Maria ci spiega come la cooperazione tra comunità sia fondamentale per il ripristino della soberania alimentaria, tema e obiettivo fondamentale per uno sviluppo sostenibile, in ottica locale e globale.

Un progetto piccolo, le cui prospettive rispecchiano la volontà di cercare soluzioni ad uno stile di consumo che troppo spesso causa non poche problematiche, dalla dipendenza economica allo scorretto apporto nutritivo.

Le potenzialità sono ampie e la semina è solo un primo passo verso un processo che necessita di tempo, risorse e impegno continuativo.

Giornata della Terra: FOCSIV con clima e migrazioni su RaiPlay

Il cambiamento climatico è già una realtà oggi e i suoi effetti sono concausa di sfollamenti e migrazioni forzate. Cambiare i nostri stili di vita e i modelli produttivi insostenibili è indispensabile per proteggere la vita, la casa e il lavoro di milioni di persone.  Giovedì 22 Aprile, Giornata Mondiale della Terra, FOCSIV è con Earth Day Italia su RaiPlay e sulla piattaforma OnePeopleOnePlanet, per presentare in anteprima un breve video su Clima e Migrazioni, realizzato nell’ambito del progetto Volti delle Migrazioni – FOCSIV.

Alle ore 14 ci sarà l’intervista a FOCSIV e il video sarà messo in onda. Un video che mostra come le emissioni di gas serra e il relativo riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani stiano causando disastri ambientali, dalle inondazioni alla desertificazione, che forzano milioni di famiglie a sfollare nei loro paesi e verso quelli vicini.

Si stima che saranno 140 milioni le persone costrette a sfollare entro il 2050. Alcuni testimoni mostrano nel video come il cambiamento climatico contribuisca ad amplificare conflitti e migrazioni, dall’Afghanistan alla Nigeria.

E’ necessaria un’azione globale e locale di giustizia climatica: chi causa più emissioni di gas serra deve procedere urgentemente alla loro riduzione, mentre occorre sostenere le famiglie e i paesi più colpiti a proteggersi dai disastri con investimenti per evitare i dissesti idrogeologici.

Ci vuole più cooperazione internazionale, e l’Italia dovrebbe aumentare gli investimenti per l’agroecologia, l’energia rinnovabile, città sostenibili e inclusive, i diritti dei popoli più vulnerabili e dei migranti, come previsto dall’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’Italia dovrebbe programmare il raggiungimento dell’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo per la cooperazione allo sviluppo, ed allineare coerentemente tutte le politiche a questo obiettivo, per incidere in modo efficace verso un cambiamento radicale di paradigma, per una transizione ecologica giusta, equa e sostenibile.

Cosa sono le migrazioni sostenibili?

Le migrazioni sono un fenomeno che dovrebbe essere concepito nel quadro dello sviluppo sostenibile, dall’Agenda 2030 al Global Compact sulle Migrazioni. A questo riguardo la European Migration Network (è una rete europea di esperti in materia di migrazione e asilo che lavorano insieme per fornire informazioni e conoscenze obiettive e comparabili sulle questioni emergenti relative all’asilo e alla migrazione in Europa), ha approfondito il tema con riferimento alla politica migratoria europea, cercando di articolare il concetto di “migrazioni sostenibili”.

Nel background document n.11 qui scaricabile, riportiamo e commentiamo per la discussione, le principali conclusioni che sono emerse dalla tavola rotonda sulla “Sustainable Migration from Africa to Europe”.

In linea con la Agenda 2030, che mostra come il fenomeno migratorio possa essere compreso solo se messo in relazione tra le diverse dimensioni sociale, economica e ambientale, la tavola rotonda del Network Europeo sulle Migrazioni ha esplorato il significato di “migrazione sostenibile” che cerca di contemperare le prospettive politiche degli stati di origine, transito e destinazione.

E’ stato affrontato il concetto di “whole of route” fondato su un approccio di triple win: si tratta di riconoscere l’importanza dell’intero percorso migratorio in modo che tutte e tre le parti ne traggano beneficio: i paesi di origine, quelli di destinazione e i migranti stessi, sottolineando come una “migrazione sostenibile” offra ai responsabili politici l’opportunità di governare meglio le migrazioni, in modo che esse possano essere vantaggiose sia per i paesi di origine che per quelli di destinazione.

Secondo questo approccio sono da collegare tra loro in modo trasversale diversi obiettivi di sviluppo sostenibile, ne possiamo citare almeno 5: il primo relativo alla lotta alla povertà (in particolare nei paesi di origine), l’ottavo sul lavoro dignitoso (per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori migranti nei paesi di destinazione), il decimo sulla disuguaglianza (tra paesi di origine e di destinazione, e per canali regolari e sicuri per le migrazioni), l’undicesimo su città inclusive e sostenibili (con riferimento all’integrazione dei migranti nelle città di destinazione), e il sedicesimo su istituzioni giuste (per la difesa dei diritti dei migranti in tutto il loro percorso migratorio).

Sono stati delineati i rischi e i benefici riguardanti l’attuale sistema migratorio Africa – Europa. Tra i primi rientrano la “fuga di cervelli” (la migrazione di manodopera altamente qualificata) e il conseguente brain waste, “spreco di cervelli” (i lavori a bassa qualificazione a cui sono costretti molti immigrati con studi e specializzazioni elevate), la migrazione irregolare, e la nascita di percezioni sui migranti errate, enfatizzate dai media e sfruttate a fini politici, che creano tensioni, preoccupazioni e paura. Tra i benefici invece si sottolinea come la migrazione circolare permetta all’Europa di beneficiare di lavoratori qualificati e non, e all’Africa di usufruire dei benefici economici provenienti dalle rimesse, creando così una migrazione reciprocamente vantaggiosa.

Infine si sottolinea la stretta connessione che dovrebbe esistere tra protezione dei diritti dell’individuo e sviluppo sostenibile, possibile esclusivamente attraverso la creazione di un ambiente sociale ed economico dignitoso per i migranti nei paesi di destinazione, in cui le comunità insediate e le popolazioni locali possano prosperare, e con il riconoscimento e la professionalizzazione del ruolo delle diaspore come agenti di sviluppo nel paese d’origine, attraverso lo studio di strumenti di investimento che valorizzino l’impatto finanziario delle rimesse.

Il concetto di migrazione sostenibile cerca di tenere in conto e di equilibrare gli interessi dei diversi attori in gioco, in particolare dei migranti e delle comunità di destinazione, in modo da rendere sostenibile l’impatto, prendendo in considerazione con lo stesso livello di importanza tutti i fattori che caratterizzano lo sviluppo attuale e futuro dei paesi di partenza e di arrivo.

A scuola per una società senza discriminazioni

comunicato stampa Roma 17 marzo 2021

21 – 27 marzo 2021

XVII Settimana di azione contro il razzismo

 “A SCUOLA PER UNA SOCIETÀ SENZA DISCRIMINAZIONI” IL PROGETTO CHE PROMUOVE AZIONI POSITIVE DI INCLUSIONE FIALIZZATE ALLA RIDUZIONE DELLE INEGUAGLIANZE.

In occasione della prossima XVII Settimana di azione contro il razzismo, prevista dal 21 – 27 marzo 2021, è stato avviato il progetto FOCSIV “A scuola per una società senza discriminazioni”, con la collaborazione di COMI – Cooperazione per il mondo in via di sviluppo, socio romano della Federazione, e finanziato da UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razzialil’ufficio deputato dallo Stato italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla origine etnica o razziale, dalla loro età, dal loro credo religioso, dal loro orientamento sessuale, dalla loro identità di genere o dal fatto di essere persone con disabilità.

Il progetto vuole essere una risposta concreta ai fenomeni di razzismo e alle situazioni di discriminazione che si verificano in Italia e che non favoriscono lo sviluppo e la crescita di comunità e società inclusive, giuste e pacifiche permeate da una cultura etica e di valori sociali positivi.

Il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole sul territorio nazionale e la realizzazione di progetti ed iniziative culturali volte all’informazione e sensibilizzazione contraddistinguono l’impegno di FOCSIV, iscritta al Registro UNAR dal 2019, e di COMI, consapevoli della necessità strategica di rispondere con attività concrete ai bisogni immediati, ponendo, nello stesso tempo, le basi per cambiamenti sostenibili di lungo periodo.

Il coinvolgimento delle scuole, luogo di formazione e di incontro per eccellenza, caratterizza l’azione della Federazione per educare e responsabilizzare i cittadini di oggi e di domani al cambiamento, verso una società che riconosca e garantisca i diritti altrui e nella quale la diversità sia un valore aggiunto di crescita personale.

La formazione e l’istruzione devono contribuire ad emancipare e dare pari opportunità alle fasce più vulnerabili della popolazione, soprattutto in questo momento nel quale gli effetti della pandemia provocata dal COVID- 19 hanno amplificato le diseguaglianze sociali. Ed è dalla scuola che bisogna partire per ricostruire comunità coese e solidali, che vedano nel protagonismo dei giovani e nella comunità educante le chiavi per sconfiggere gli atteggiamenti di chiusura, sospetto e paura nei confronti della diversità culturali, che costituiscono un ostacolo crescente per la realizzazione di un ambiente positivo di crescita dei giovani e di sviluppo delle potenzialità di tutti i cittadini italiani e di quelli di seconda generazione.

I giovani studenti ed i docenti saranno coinvolti, in modo partecipativo, in percorsi didattici ed educativi trasversali e interdisciplinari che proseguiranno altresì oltre la XVII Settimana contro il razzismo.

Grazie anche alle associazioni della diaspora straniera in Italia, con le quali FOCSIV e COMI collaborano da tempo, sarà promosso l’avvio di un rapporto virtuoso di interconnessione tra le scuole e gli attori sociali dei territori coinvolti, attuando un approccio integrato all’accoglienza e all’integrazione.

Sono, inoltre, previste attività di divulgazione, diffusione e visibilità dei contenuti dell’iniziativa come, ad esempio, una Campagna di comunicazione sui social, la realizzazione di un Caffè letterario digitale ed un evento finale in diretta su Facebook sabato 27 marzo 2021.

Per seguire tutte le novità e attività previste da FOCSIV e COMI e per partecipare all’azione contro ogni forma di discriminazione visita il sito della Federazione www.focsiv.it

Ufficio Stampa FOCSIV

Giulia Pigliucci Tel. 3356157253

Ufficio.stampa@focsiv.it

Le diaspore e le nuove generazioni per la ripresa e lo sviluppo sostenibile

I migranti e le nuove generazioni, sono persone che, nonostante molte difficoltà, vivono e rappresentano dei veri e propri soggetti attivi dello sviluppo del nostro Paese, e della cooperazione internazionale. Se maggiormente riconosciuti e coinvolti, possono divenire degli attori importanti per la ripresa e lo sviluppo sostenibile italiano ed europeo.

E’ essenziale dare valore al volto positivo, al protagonismo, di chi vive, studia e lavora nel nostro Paese; di chi crea relazioni e opera per migliorare la salute, l’educazione, l’economia e la tutela dei diritti umani in Italia e nei Paesi di origine. Sono queste le tematiche affrontate nel video Diaspore protagoniste per lo sviluppo sostenibile”,  che FOCSIV  con GCAP Italia lanciano oggi su scala europea, nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni .

Da alcuni anni le diaspore si sono impegnate in un percorso di creazione di una rete nazionale di associazioni migranti con lo scopo di essere rappresentate presso il Ministero Affari Esteri, e con l’obiettivo di contribuire attivamente alla politica di cooperazione allo sviluppo. In tale senso, il Summit Nazionale delle Diaspore ha rappresentato uno spazio aperto e allo stesso tempo il cammino di costruzione di questa ambiziosa visione.

Con le sue numerose attività locali e nazionali, il Summit è riuscito a dar voce ai migranti e alle nuove generazioni che vivono in Italia, al fine di conquistare rilevanza nelle scelte politiche per lo sviluppo sostenibile.  È uno strumento per accrescere la democrazia attraverso la partecipazione attiva delle associazioni dei migranti.

La nostra video produzione raccoglie così, da un lato la visione e le speranze di alcuni protagonisti del Summit e, dall’altro, il significativo riconoscimento al mondo diasporico della Viceministra per la cooperazione internazionale, Emanuela Del Re.

Le voci e i volti di Ada, Cleophas, Tatiana, Bertrand e Andry, ci parlano del loro impegno sociale, della loro voglia di partecipare a creare un mondo migliore, sostenibile e più umano. E se il piano per la ripresa socio- economica ha il titolo “NextGenerationEU”, il dibattito politico italiano non può evadere il tema della cittadinanza delle nuove generazioni di italiani. Se l’Italia e l’Europa vogliono tornare a crescere nel mondo, per lo sviluppo sostenibile, la politica deve promuovere la partecipazione attiva delle nuove generazioni e delle diaspore.

 

CILE – Colloborare con Madre Terra (Ñuke Mapu) per far crescere la speranza

L’agricoltura familiare è l’asse sul quale poggia gran parte della vita e la sussistenza degli indigeni Mapuche, soprattutto ora che la pandemia mette continuamente a rischio la fornitura degli alimenti tramite i camion.

Ecco perché con la campagna Abbiamo riso per una cosa seria, le donne delle comunità stanziate nel circondario di Lanco nella regione de Los Rios, in Cile si sono poste un ambizioso progetto: realizzare un orto comunitario. Lavorare insieme non era facile anche per esperienze fallimentari precedenti che tornavano a galla ma la fiducia riposta in loro dal Comi ha rafforzato queste donne, spingendole a credere in questo progetto e nelle proprie capacità di successo, rendendole capaci di mobilitare anche gli uomini nell’impresa.

Dopo aver avuto la disponibilità di un ettaro di terra messa a disposizione da una di loro, sono cominciati i lavori: il terreno è stato pulito, liberato da tutte le sterpaglie e da una grossa radice che è stata estirpata solo grazie alla potenza del trattore! Poi si è effettuato il recinto per impedire alla fauna di danneggiare quanto seminato; i pali a sostegno della rete metallica sono stati acquistati appositamente da piccoli produttori del posto per rafforzare il tessuto economico locale. La preparazione del terreno ha coinvolto la comunità mapuche di Quenchue che ha svolto il lavoro con i macchinari di cui è dotata.

Infine uomini e donne, ragazzi e bambini hanno partecipato alla semina dei fagioli realizzata a fine ottobre. Ora, come dicono i Mapuche, tutto è affidato alla buona Madre Terra- Ñuke Mapu.

E nel silenzio dei solchi si spera in un nuovo miracolo di vita!

Il terreno prima
Il terreno dopo!